SULLE IDEE

La prima volta che ci trovammo per buttare giù la scaletta eravamo a casa di Dingo. Io e lui avevamo appena firmato per un programma radio: un’oretta, tra le due e le quattro, nella fascia con meno ascoltatori; i più maligni e i più realisti parlavano addirittura di nessun ascoltatore.

Ma noi pensavamo di poter imbastire qualcosa di meglio del meglio. Una memorabile sequela di battute, scherzi e canzoni, ogni settimana, due volte a settimana. Qualcosa che avrebbe squarciato l’interesse sopito dall’abbiocco postprandiale.

Pensavamo.

Guardavo il foglio bianco. Battevo la penna sul tavolo della cucina di Dingo. Lui, al mio fianco e davanti al pc portatile, faceva fuoriuscire anelli di fumo dalle labbra, gli occhi vagavano concentrati.

Ci eravamo bloccati dopo aver scritto SCALETTA.

Mugolai, Dingo sbronzò la sigaretta su un posacenere che era un cartoncino spiegazzato. «Argomenti di attualità?»

«Lo fanno in tanti.»

«Biografie di gente famosa?»

«Lo fanno più dei tanti che trattano argomenti di attualità.»

Con l’indice mi massaggiai la tempia. Dingo spense la sigaretta, e ne tirò fuori un’altra.

«Dibattito politico?»

Storsi le labbra: «Ne sappiamo abbastanza?»

«Forse no. No, decisamente no.»

Espirammo con forza. Dalla portafinestra il sole ci scaldava appena, la mattinata era fredda nonostante il cielo azzurro come un fiocco.

«…Scegliamo le canzoni intanto?»

«Perché no?» risposi, convinto che superare l’impasse da un lato avrebbe favorito lo scavallamento anche dall’altro.

«Che genere?» chiese Dingo, pronto a digitare qualcosa dal pc, Spotify sullo schermo, sigaretta tra l’indice e il medio.

«Tu cosa dici?»

«Beh, qualcosa di originale!»

«Qualcosa di unico!»

«Qualcosa di mitico!»

«Sìììììcazzzoooo!» feci io; annuivo con la testa, sorridevo all’innovazione che avremmo portato al canale. Ci fu un silenzio avvolgente.

«Rock anni ’70?»

«…Non molto innovativo.»

«Rap anni ’90?»

«…Quasi banale.»

Dingo alzò l’indice, come a segnalare un quasi colpo di genio. Aggrottò la fronte, mi fissò come un profeta che sta per svelare il futuro al coraggioso venuto.

«Pop anni ’80?»

Ci pensai su.

«…Più banale del rap anni ‘90.»

Ci fu un’altra ondata di silenzio avvolgente.

«Cosa c’è di innovativo, adesso?» chiesi.

«Mmmm…», Dingo fece due tiri veloci e spense la seconda sigaretta. Il fumo appesantiva e scaldava l’aria. La lavastoviglie finì il ciclo con uno sbiiiin lungo e acuto. «…Non saprei. Non ascolto le nuove uscite», ammise Dingo. Annuii, «Neanch’io.».

«Torniamo alla scaletta?». Ero convinto che non soffermarsi troppo su un lato avrebbe, per forza di cose, dato libero sfogo alla creatività dell’altro.

«Vai.»

«Quindi. Attualità, biografie, politica, no. Vediamo…sport?»

«Ma se non si parla d’altro.»

«Potremmo parlare di uno sport particolare.»

«Per esempio?»

«Non so. Pallamano, pallanuoto. Atletica!»

«Ma tu ne sai qualcosa?»

«Mmmmm…»

«…Ci interessa?»

«Mah…»

Tornai a guardare il foglio bianco con scritto SCALETTA all’altezza dell’intestazione. Dingo tirò fuori la terza sigaretta dal pacchetto.

Ci fu una altra ondata di silenzio avvolgente.

«Metto su un caffè?»

«Ottima idea!»

Ero convinto che una pausa avrebbe giovato a tutti i lati.